giovedì 29 agosto 2013



Glenn Jones - In my garden state


 


Glenn Jones, storico membro e fondatore dei Cul De Sac, formazione post rock di culto e di grande talento, si proclama da sempre discepolo e adepto della "Scuola di Takoma".
Il riferimento è naturalmente a John Fahey, maestro indiscusso di autentico folk-blues e fingerpicking che a Takoma Park, Maryland (sobborgo di Washington DC) ebbe i natali e al paese natio intitolò la propria, gloriosa, etichetta discografica (la Takoma Records, appunto).
Glenn Jones anche nella sua carriera solista continua a cercare un preciso contatto, musicale e spirituale col suo maestro, lui che insieme ai Cul De Sac aveva collaborato con lo stesso Fahey per il meraviglioso e sperimentale The epiphany of Glenn Jones.
 My garden state”, ultima fatica del nostro, si muove totalmente sulla scia dell’American Primitive, quel suono primitivo, assolutamente puro; una miscela di blues, country rurale, fingerpicking di chitarra e banjo.
Si percepisce che quella di Glenn Jones non è semplice imitazione di un modello ma un vero e proprio culto, portato avanti con passione e soprattutto con schietta onestà.
Il disco suona cristallino, la chitarra acustica è sfruttata in tutto il suo registro armonico, ogni minimo particolare sonoro viene registrato e valorizzato.
Un disco, insomma, minimale e allo stesso tempo pieno di suono; pacato e allo stesso tempo assai dolente (in pieno stile folk-blues).
 I dieci pezzi di cui si compone My Garden State riescono a fondere, l’approccio sperimentale, con le più autentiche radici dell’America rurale, ma senza le smielate mollezze di mille altre formazioni neo/indie-folk: niente moda, niente revivalismo d’accatto, solo una chitarra (in accordatura aperta) e un chitarrista seduto in veranda a suonare blues al tramonto.




mercoledì 21 agosto 2013




Charlie Patton


Nacque il 1° maggio 1891 vicino Bolton, nella campagna collinosa tra Jackson e Vicksburg.
Nel 1905 tutta la famiglia si trasferisce nell’enorme piantagione di Dockery, nel Delta, dove alla fine degli anni 20 il padre riuscì ad acquistare alcuni acri di terreno, così da poter aprire una propria attività.
Charley avrebbe potuto aiutare suo padre nello sviluppare questo progetto, ma avrebbe significato per lui accettare quello status quo che non era possibile togliersi di dosso nel Delta, cioè di appartenere ad una casta sociale inferiore in quanto nero, indipendentemente dalle proprie capacità. Charley voleva sentirsi un uomo libero, più libero di suo padre.
Cercando la libertà, Patton decise di diventare un musicista errante.
 Il raggio dei suoi viaggi non conosceva fine, dalla Georgia al Texas, da New Orleans attraverso Memphis, S.Louis fino ad arrivare alla lontana Chicago.
Riuscì ad accumulare una discreta fortuna, si sposò almeno 8 volte, sempre circondato da ragazze e condusse una vita generalmente adagiata.
Patton era noto per le sue qualità di intrattenitore.
Le sue performance erano molto vivaci, non era raro difatti che suonasse la chitarra in ginocchia, o dietro la schiena e a volte, girava la chitarra e usava il retro di essa come tamburo, suonava inoltre in modo molto forte ed era di grande effetto nelle esibizioni dal vivo.
Riusciva a riempire tutti i locali in cui suonasse e la sua irrequietezza lo indusse a essere gettato fuori di più di una piantagione semplicemente perché i lavoratori avrebbero lasciato incustodite le colture per ascoltarlo mentre suonava.
Ha incarnato la prima immagine del musicista dannato e maledetto: finì più volte in carcere, libertino, cafone, facile da provocare, in grado di mangiare massicce quantità di cibo e ingurgitare liquori.
Patton incominciò a registrare solo nel 1929 (attività che terminò nel '34) anche se la sua attività incominciò, come abbiamo visto molto prima.
Nel luglio del '29 la Paramount rilasciò il brano Pony Blues, che ottenne uno straordinario successo.
Nonostante fosse di corporatura minuta aveva un'incredibile estensione vocale.
La sua voce roca, corrosa dalle sigarette, inzuppata nel whisky, conferiva alle ballate una drammaticità unica nel suo genere.
Ma andò oltre gli usuali temi blues delle relazioni d’amore e dei viaggi, infatti cantava anche di eventi dei quali era stato testimone o a cui  aveva partecipato.
Nelle sue canzoni egli trattava la sua vita e le sue osservazioni come notizie, credendo che sarebbero state considerate interessanti dagli altri: arresti di amici, omicidi all’interno di locali notturni, incidenti ferroviari, le inondazioni del Mississippi, fatti di tutti giorni che si svolgevano all’interno delle piantagioni, relazioni clandestine con donne di altri, tutto questo era materiale per le canzoni di Charley Patton.
La vità dissennata minò ancora di più il cuore già malato che si spense nel '34 ad Indianola, Mississippi.
Senza dubbio, il padre del Delta Blues.









venerdì 16 agosto 2013



Il buio fuori – Cormac McCarthy


In questo romanzo, le dimensioni del selvaggio assume forme e sembianze speciali, come se fossero personaggi attivi e concreti, piuttosto che parti del paesaggio.
Alberi, fango, ciottoli, il fiume, la pioggia incidono nella storia con un peso specifico rilevante.
E’ una natura enigmatica, cupa, ombrosa, tagliente con cui Il buio fuori anticipa lo scenario di La strada.
Rinthy ha un figlio dal fratello che glielo porta via e l’abbandona in mezzo ad un bosco e poi fugge. Lei lo insegue per ritrovare il bambino e attraverso le strade che percorrono emergono paesaggi bucolici, aridi, crudeli e una pattuglia di sbandati che appaiono e scompaiono come cavalieri dell’apocalisse.
Il romanzo vive di suggestioni, di atmosfere e di ombre, passaggi lineari e pugni nello stomaco. Qualcosa che, soprattutto per merito di un linguaggio scarnificato fino all’osso, si avvicina in modo pericoloso alla realtà e che puzza di vita e di morte.
Il buio fuori, che risale ai suoi esordi (era il 1968) è ancora un acerbo ibrido rispetto ai suoi fortunati successori ma le descrizioni della wilderness americana sono sempre eloquenti, i dialoghi brucianti, la tensione altissima e pronta ad esplodere da un momento all'altro. Quando, per inciso, appaiono quei  tre pazzi sanguinari che, con inesorabile lentezza dispongono di vita e di morte su qualsiasi cosa respiri che incontrano sul loro sentiero.
Inquietanti, e magici, come Il buio fuori.

" si incamminò verso il paese, e quando arrivò sulla sommità di un rilievo della strada due avvoltoi si alzarono faticosamente in volo da un albero secco in mezzo a un campo, al quale erano appesi i corpi di tre uomini. Uno era vestito con un abito bianco sporco. Tutto era immobile.
 Gli avvoltoi girarono fino a scomparire dietro il bosco, e non c’era suono o movimento in nessun luogo. C’era solo il progressivo raccogliersi della luce alla quale quei morti senza occhi erano estranei e irreali come figure uscite da un sogno".