lunedì 28 marzo 2016

Margareth Bourke-White





Nacque nel Bronx il 14 giugno 1904, figlia di Joseph White, inventore e naturalista e Minnie Bourke; avviata agli studi di biologia frequentò, ancora studentessa del college, alcuni corsi di fotografia.

La carriera professionale inizia nel 1927. All'età di vent'anni iniziò a scattare fotografie industriali. Nel 1929 si compie la svolta professionale. Conobbe Henry Luce, caporedattore di Time, che la invitò a trasferirsi a New York per collaborare alla fondazione di una nuova rivista illustrata: Fortune.

 


Erano gli anni della Depressione e dell'importante campagna fotografica della Farm Security Administration e anche la Bourke-White con il futuro marito, lo scrittore Erskine Caldwell, intraprese un viaggio di ricerca e documentazione sociale nel sud, che sfociò nella pubblicazione del libro You Have Seen Their Faces. La fotografia della Bourke-White fu emblematica sia per i contenuti che per lo stile. Fin dagli inizi, la sua carriera abbracciò la visione moderna tipica di quegli anni, di un mondo dominato dalla fede nel potere della macchina e della tecnologia.


La primissima pubblicazione della rivista Life, del 23 novembre 1936, le dedicò la copertina. Era uno scatto dei lavori finiti (grazie al New Deal) della diga di Fort Peck, nel Montana. Un'immagine che fece il giro del mondo e che segnò un punto di svolta della professione del fotografo nell'universo femminile.

 


Da quel momento Margaret Bourke-White iniziò un'assidua collaborazione con la prestigiosa rivista e copre reportages dalla Seconda Guerra mondiale, all'assedio di Mosca, dalla guerra in Corea, alle rivolte sudafricane. Al fotogiornalismo la Bourke-White dedicherà la maggior parte della sua carriera.


Fu con il marito in Russia nel '41, quando venne invasa dai nazisti (la Bourke-White fu non solo l'unico fotografo americano testimone dell'evento, ma anche il solo fotografo straniero a Mosca).


Grazie all'intervento di Roosevelt scattò il primo ritratto non ufficiale di Stalin, anche l'unico per molti anni, con circolazione autorizzata al di fuori dell'URSS. Nel '43 fu la prima donna ad accompagnare i caccia americani che bombardavano e fotografò quello che fu uno dei più violenti attacchi all'esercito tedesco.

 


A seguito del reggimento americano, fotografa gli assedi della linea gotica (pressi di Monzuno e Livergnano nell'Appenino Emiliano)[4]. Entrò a Buchenwald il giorno dopo la liberazione dei prigionieri e fece parte del gruppo che scoprì, prima ancora dell'esercito, il campo di Erla. Nel '52 capì per prima i tragici risvolti della guerra di Corea.



Nel '53 le venne diagnosticato la malattia di Parkinson. Quando nel '59 non fu più in grado di lavorare, si sottopose ad un intervento chirurgico al cervello che fu documentato sui giornali. Da quel momento ridusse drasticamente l'attività di fotografa e si dedicò alla scrittura. L'autobiografia Il mio ritratto, venne pubblicata nel 1963 e fu un bestseller.


Dopo una caduta nella sua casa di Darien, nel Connecticut, morì il 27 agosto 1971, all'età di 67 anni.






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