lunedì 31 dicembre 2018

Girl from the North Country - Bob Dylan


"So if you’re travelin’ in the north country fair
Where the winds hit heavy on the borderline
Remember me to one who lives there
She once was a true love of mine"

venerdì 28 dicembre 2018

Robbie Basho - Visions of the Country (1978)




Il manico della chitarra di Robbie Basho è quel metafisico ponte che collega il Nord America con l'Estremo Oriente. Ogni composizione che ne scaturisce appare iniziatica, occulta, eppure inesplicabilmente ammaliante, intrisa di un fascino atavico. Il suo stesso nome rappresenta di fatto il felice dualismo che caratterizza la sua carriera discografica: Robert, comunissimo nei paesi occidentali; Basho, evidente rimando al celeberrimo compositore di haiku, adottato per il suo interesse nei confronti delle culture orientali. Tale cognome lo aiutò probabilmente a ritrovare un'identità che sentiva smarrita fin dall'infanzia, quando rimase orfano.


Basho morì nel 1986, a soli quarantacinque anni, per un caso di malasanità. L'eredità lasciata alla musica era notevole, ed ha continuato ad influenzare generazioni di chitarristi acustici (Jack Rose in primis). Il suo catalogo discografico non gode tuttavia della cura che meriterebbe, giacché ben poche delle sue opere hanno visto la ristampa in CD. Cristallizzare la testimonianza di un artista tanto poliedrico equivale inequivocabilmente a compiere un crimine: un caso eclatante è la magistrale "The Thousand Incarnations of the Rose", contenuta in "Contemporary Guitar" (pubblicato nel 1967), vero e proprio manifesto del chitarrismo primitivista firmato dai suoi principali esponenti, quali John Fahey, Max Ochs, Bukka White, Harry Taussig e Basho stesso.


Il disco "Visions of the Country" consiste, utilizzando le parole dell'artista stesso, in "affreschi raffiguranti l'America ed altre gioie". È una rappresentazione esoterica dell'America rurale, lontana dallo spettro dell'urbanizzazione. Sui paesaggi delle Montagne Rocciose, dei fiumi e delle grandi vallate fanno capolino fiori di loto e gigli: il country si amalgama al raga, dando vita a lunghi flussi di coscienza sonori. Prima d'essere definito musicista, Basho dovrebbe essere prima di tutto considerato un alchimista; allontanandosi in parte dalle lunghe digressioni chitarristiche del suo periodo Takoma (etichetta discografica di John Fahey), egli si cimenta in un melodismo ancestrale, tipico della tradizioni orientali.

Se così non mancano ottimi esercizi di stile country ("Rodeo" e "Variations on Easter"), sono le composizioni più estese che delineano l'ossatura dell'opera, da "Green River Suite" a "Rocky Mountain Raga", in cui spicca la voce baritonale di Basho, pastorale ed evocativa. È però con "Blue Crystal Fire" che il suo cantato giunge all'eccellenza, rendendo una poetica ballata folk ancor più malinconica. Tale malinconia si tramuta in angoscia autobiografica in "Orphan's Lament", caratterizzata stavolta da un catartico piano, presente anche in "Leaf in the Wind", in cui persino un semplice fischio riesce a sublimare un momento di straordinaria bellezza. La conclusione viene affidata alla contemplazione del cielo notturno ("Night Sky") e ad un'ulteriore ode alle bellezze naturali americane ("Call on the Wind"). Si denota immediatamente uno straordinario senso di congiunzione con la natura difficilmente rintracciabile altrove.

"Visions of the Country", uscito nel 1978  presuppone un impegno particolare nell'ascolto, che viene da sé in una dimensione estremamente intimistica che abolisce ed aborrisce il virtuosismo fine a sé stesso: citando lo stesso Basho, "prima l'anima, poi la tecnica"



domenica 23 dicembre 2018

Shovels & Rope - Birmingham


Down by Law (1986)




A New Orleans, Zack e Jack (To Waits e John Lourie), due americani che vivono ai margini della malavita, si fanno ingenuamente incastrare in situazioni criminose e finiscono in galera.
Nella stessa cella, dopo un po' di tempo, viene rinchiuso anche l'italiano Bob (Roberto Benigni), per aver commesso un omicidio involontario.


Bob vivacizza la depressa atmosfera del carcere e, nel suo stentato inglese, comunica agli altri di conoscere un passaggio segreto per evadere.
 In breve i tre scappano e si ritrovano a vagare tra boscaglie e paludi avendo smarrito l'orientamento.
'Down By Law'  è un piccolo cult degli anni '80 che vive della bella e profonda fotografia in bianco e nero di Robby Mùller (collaboratore fisso di Wenders), di nicchie adorate e preservate come diamanti preziosi chiamate Tom Waits (autore delle canzoni) e John Lurie (autore della colonna sonora), di un'atmosfera noir che regala straniamenti e sorprese, tempi sospesi e umorismo alla Buster Keaton.


 Una commedia seriamente divertente dove l' on-the-road è sempre allegorico e porta alla consapevolezza di sé per allontanarsi da "prigioni" e "paludi" che negano il sogno americano. 




 



sabato 15 dicembre 2018

Chase & Turkey Stopnik


Ironweed (1987)



Ironweed, romanzo del 1983 con cui William Kennedy vinse il premio Pulitzer, giunse sullo schermo grazie alla regìa di Hector Babenco e la sceneggiatura dello stesso Kennedy. Fu un avvenimento eccezionale perchè si tratta di una "proprietà" a cui mezza Hollywood faceva la caccia da anni e che presenta nei due ruoli maggiori la coppia di maggior prestigio in America: Jack Nicholson e Meryl Streep.


La trama si svolge ad Albany nel 1938 dove vivono nelle strade due barboni Francis Phelan ed Helen. 
Sono una coppia di derelitti, sui cinquant'anni, non sposati ma che si vogliono bene, avvezzi a campare di rifiuti, a dormire sotto i muri o nel gelo delle campagne e a spendere i pochi cent che riescono a raccapezzare per ubriacarsi. Helen è misera e malandata e ancora si intenerisce se la fanno cantare, per una birra, nelle bettole le melodie che le erano care: una donna magra, affettuosa verso Francis e desiderosa solo di trovare un po' di pace.

 Lui è più brusco, ròso da più di vent'anni da un terribile rimorso: il figlioletto appena nato gli scivolò dalle fasce e morì in pochi giorni. Di rimorsi ce ne sono anche altri e, come se non bastasse, altri due morti gli stanno alle spalle e quei cadaveri trovano sempre più ampio spazio tra le frequenti sue allucinazioni. La famiglia l'ha lasciata dopo la tragedia del bambino e da anni Francis vive come un girovago, accompagnato da Helen, ridotti tutti e due in condizioni miserabili. Francis dopo aver trovato qualche lavoretto precario decide di compiere un grosso passo. 


Babenco entra in quel mondo maleodorante, dove "puzzano perfino le anime", dove ci si masturba per non saper che altro fare, dove si rimpiange il passato e si è fisicamente distrutti e, in fondo, si desidera solo la morte; vi è entrato con la passione di chi, quel mondo, lo ha assorbito fino a renderne saturo ogni fotogramma.

Nicholson, Meryl Streep e Tom Waits forniscono una delle loro migliori interpretazioni creando un luogo dove gli sconfitti, i diseredati, i dementi, le puttane per noia, i matti, i dilaniati nella carne e i visionari, non si rivelano altro che loro stessi.